MANIACI D'AMORE
UNA PRODUZIONE MANIACI D'AMORE / Kronoteatro col sostegno di ELSINOR PRODUZIONI TEATRALI
Drammaturgia Francesco d’Amore e Luciana Maniaci
con Francesco d’Amore e Luciana Maniaci
Regia di Francesco d’Amore e Luciana Maniaci
Scene e costumi Francesca Marsella
Luci Alex Nesti
Si ringraziano Tommaso Bianco e Maurizio Sguotti
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FENOMENOLOGIA DELLA PETTEGOLA
Siede la terra
Lo spettacolo è uno studio corrosivo sui meccanismi velenosi dei piccoli paesi, sul violento maschilismo e razzismo che li guida ma soprattutto su chi conduce la narrazione di un luogo e dunque su chi ne detiene il potere.
A incarnare questa figura è Clarice, l’impietosa pettegola dell’immaginario paese di Sciazzusazzu di Sopra, talmente abile nel manipolare le notizie da riuscire a salvare sua figlia Teresa da tutte le - fondate - dicerie che girano sul suo conto. Un giorno infatti su un muro appare una frase ingiuriosa intorno alla giovane: la madre riuscirà a spostare l’attenzione su un'omonima ragazza del paese, decretandone l’infelicità, pur di allontanare ogni sospetto da Teresa.
Si tratta di un lavoro profondamente contemporaneo che, in maniera sottile e divertente, si interroga sulle logiche spietate della gogna pubblica ma anche sul corpo della donna, spesso oggetto di narrazioni subite, e sull’invenzione strumentale dello straniero, del diverso e dell’untore.
Mischiando teatro di narrazione, riflessione sociologiche, teatro dell’assurdo e immaginario pop, i Maniaci d’Amore firmano un’altra drammaturgia irriverente e coraggiosa, un pamphlet contro le dinamiche tossiche del villaggio: non una galleria degli orrori bensì un comico inno d’amore, un’elegia in forma di accusa.
Perché, malgrado l’insofferenza, l’indignazione e a volte la vergogna, noi apparteniamo a queste comunità. Non solo i nostri vulnerabili corpi, ma anche i nostri cuori poggiano qui, dove siede la terra.
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“La fertile intuizione dei Maniaci è un’affilata provocazione sul nostro
senso di comunità. (…) Un inno d’amore in forma di ingiuria. Insomma, teatro finalmente.”
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Paolo Fallai, Corriere della Sera
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“Si ride, e molto (…) in questa brillante drammaturgia, labirintica nel suo procedere per salti temporali e accumulazioni (…) Con sagacia, d’Amore e Maniaci illuminano i vizi di un piccolo mondo: eppure non c’è manicheismo o presunzione nelle loro parole, quanto una divertita comprensione…”
Alessandro Iachino, Stratagemmi
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“Un intelligente e liberatorio libello teatrale (...) Grazie a una scrittura agevole e pignola, si costruisce una gabbia drammaturgica all’interno della quale i dialoghi sferzanti tra madre e figlia, somministrano pillole di esilarante realismo (...) le risate piegano la platea che si riconosce in quell’assurdo e che, con pudore, si azzittisce quando affiora la tragedia in alcuni passaggi…”
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Lucia Medri, Teatro e Critica
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“La drammaturgia è una scrittura tagliente, fresca, briosa. Un dispositivo quasi perfetto. Un gioco meta-teatrale che gradualmente si sviluppa per accumulazione e climax ascendenti fino a consegnare al pubblico il caleidoscopico e paradossale ritratto di una comunità sbandata e falsamente predicatrice. Chapeau.”
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Renata Sava, Scene Contemporanee
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Siede la terra sarebbe stato senza dubbio la drammaturgia più brillante dell’intero festival Contemporanea 2021 di Prato se non avesse dovuto dividersi il podio con un altro spettacolo – sempre dei Maniaci d'Amore. Un lavoro impeccabile
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Giuseppe Di Lorenzo, Altre Velocità
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Luciana e Francesco coniano un proprio particolarissimo linguaggio, fondato su dialoghi e situazioni surreali eppure concretissimi nello svelare cattive abitudini e stereotipi che ancora risiedono nella nostra realtà. La loro è una comicità onirica e candida ma anche arguta e ficcante, capace di evidenziare i mali dell’esistenza e lasciare sempre un retrogusto amaro…
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Laura Bevione, Hystrio
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“Per saperci avvicinare i Maniaci suggeriscono di riconoscere che sono le nostre voragini interiori che ci fanno essere umani… La speranza di un futuro è nell’amore ardente dei giovani… Un senso che il titolo suggerisce beffardo nell’ombra…”
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Matteo Brighenti, PaneAcqueCulture