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ANGELI E NO

Lo spettacolo per ogni situazione. Novità ufficiale 2016

Una produzione 

MANIACI D'AMORE / Nidodiragno

 

Drammaturgia, regia e interpretazione 

Francesco d’Amore e Luciana Maniaci

 

 

 

 

Gli angeli non sanno mentire. Come i pazzi o i bambini, gli angeli non hanno segreti. Immaginiamo di essere dunque degli angeli. Lo siamo tutti, per una sera, a incominciare dai due attori in scena.

Un uomo e una donna sono lì, sul palco, con l'innocenza di due putti. Non hanno filtri, non hanno remore, non hanno sovrastrutture. Sono pronti a raccontare tutto.

Non è una finzione, è la realtà. Chi dice “noi” siamo davvero noi.

Siamo un ragazzo e una ragazza, siamo due italiani, siamo due attori.

 

In una forma inedita a metà tra la performance, il discorso libero, l'improvvisazione e la vita, in “Angeli e No” due ragazzi dei nostri tempi raccontano tutto ciò che per loro è importante. La loro prima azione adulta, la ricerca dell'amore, il bisogno di una cura, le loro paure e le loro fragili speranze.

Nel tentativo supremo di una confessione piena, senza bluff, senza finzioni.

 

Al contempo però mettono in scene qualcosa. Sono le loro realtà, alcuni aspetti del loro passato e del loro rapporto. Tra queste rapide pièce ce n'è una in cui arrivano davvero gli angeli. Sono due surreali figure simili a “disadattati celesti”, che hanno scelto di vivere sulla terra, stufi di amare tutto eternamente, blandamente, senza possibilità né di scacchi né di conquiste.  Ignari delle oscure dinamiche terrene, la visitazione di queste due macchiette appare qualcosa di sospeso, stralunato e misterioso - come quella di una vera divinità, o di un vero clown.

 

 

 

 

 

 

 

 

Con “Angeli e No” i Maniaci d’Amore confermano di saper diffondere in Italia una cifra inconfondibile di teatro contemporaneo vero quanto paradossale ed esilarante quanto profondo. “Angeli e No” non è uno spettacolo in senso tradizionale, quanto un collage di drammaturgie di Luciana e Francesco e quindi della loro vita, in una dimensione totalizzante dell’arte, che li spinge ad indagare, con la complicità del pubblico e le risorse della loro scrittura vera e intima, grottesca e commovente, sul significato stesso di teatro e di atto teatrale. Mescolando sapientemente elementi personali eterogenei e saltellando tra registri completamente diversi con una maestria difficile da spiegare ma impossibile da subire con indifferenza o passività. Luciana e Francesco non hanno paura di spogliarsi di qualunque sovrastruttura e offrire persino le loro più profonde paure, le loro ossessioni più intime e tutto ciò che la vita lascerebbe dietro le quinte in prospettiva terapeutica, in una ricerca teatrale che è un cammino verso la salvezza e la costruzione di una felicità non convenzionale, ma liberamente scelta.

 

Martina Morabito, Gazzetta del Sud

 

 

 

Da subito ho trovato che ci fosse nel lavoro dei Maniaci qualcosa di unico. La consapevolezza della fine. Che, detta così, sembrerebbe, un sentimento beckettiano. Niente del genere, in qualche modo è il contrario. I personaggi di Beckett li ho sempre pensati vecchi e decrepiti. Luciana e Francesco erano due ragazzini la prima volta che li ho visti e adesso, misteriosamente, sono ancora più piccoli. E per loro la rassegnazione dell'esperienza è una sorta di coscienza ineluttabile. E' scontata, non è tragica.

Loro non è che aspettano qualcosa che non arriverà. Semplicemente non conoscono quel sentimento. La mancanza, l'assenza, la fine sono semplicemente l'ambiente in cui vivere.  Persino con un po' di rassegnata gioia.

 

Gabriele Vacis

 

 

Angeli e no a teatro

Angeli e no a teatro

Angeli e no all'aperto

Angeli e no all'aperto

Angeli e no all'aperto

Angeli e no all'aperto

Angeli e no all'aperto

Angeli e no all'aperto

Angeli e no a teatro

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